Non così amata e ricordata nostalgicamente come la Fiat Uno, la Fiat Tipo rimane comunque una parte importante del trascorso automobilistico italiano.
Quest’oggi si parla in particolare del modello Sedicivalvole, la versione un po’ più “sportiva” (o meglio dire sportiveggiante) della Tipo, facilmente riconoscibile dalla scritta rossa posta sul portellone e dai particolari rossi sui paraurti: metto sportiva tra virgolette perchè non è considerabile tale, dato che era stata pensata e creata per un mercato dedicato più alle famiglie. In passato veniva comparata con Nissan Sunny GTR, Volkswagen Golf II e Ford Escort III ma, secondo me, doveva essere messa a confronto con Renault 19 16v; questo perchè erano auto molto spaziose e comode dotate di un motore interessante mentre, i modelli citati prima, erano più compatti e rigidi, portandoli ad essere molto più sportivi e, perciò, appartenenti ad una categoria di mercato differente.
Proclamata “Auto dell’anno” nel 1989 per le sue innovazioni tecnologiche, viene presentata prima con un motore aspirato da 1800 cc 16v che erogava 136 cv per poi passare, nel 1991, al 2000 cc 16v da 145 cv con un’importante innovazione: esso era equipaggiato di una centralina Magneti Marelli IAW P8 che era in grado di gestire e adattare il motore ai parametri che rilevava in modo autonomo (è stata una delle prime auto a montarla). La sua carrozzeria era totalmente zincata per combattere la corrosione causata dalla ruggine ed il portellone era completamente in vetroresina per abbattere il peso della vettura che era di soli 1200 kg, risultando leggera in rapporto al suo ingombro.
Il suo telaio modulare ed il suo pianale abbastanza rigido sono stati molto apprezzati in ambito automobilistico, ragion per cui vennero utilizzati come base per auto molto più blasonate ed iconiche come Fiat Coupè, Lancia Delta e vari modelli di Alfa Romeo tra cui la 155; purtroppo, non erano altrettanto all’altezza nè il comparto delle sospensioni nè l’impianto frenante. Le sospensioni erano molto morbide, dando più comfort ed allontanandola ancora di più dall’etichetta di auto sportiva (dato anche il suo baricentro alto rispetto alle concorrenti realmente sportive), mentre i freni erano parecchio sottodimensionati, mandando in crisi sia l’auto che il guidatore in parecchie occasioni.
Anche il motore peccava dato che, nonostante il peso contenuto della vettura, per poter dare qualche soddisfazione bisognava tenerlo sopra i 4000 giri/min e farlo “urlare” fino ai 6500 giri/min; per poter fare ciò, molti possessori si trovavano costretti a modificare il limitatore dei giri del motore, portandolo sui 7000 giri/min.
Nonostante questi difetti l’auto era molto affidabile e duratura (sempre a patto di eseguire la manutenzione ordinaria) e raramente presentava grossi problemi: a suo favore aveva la facilità di reperire pezzi di ricambio a buon mercato, visto che condivideva molti particolari con altri modelli Fiat. Un altro suo punto forte era la grande visibilità che dava al guidatore, grazie agli ampi vetri di cui era disposta e che permetteva a chiunque la guidasse di capirne subito gli ingombri e adattarsi di conseguenza; oltre a questo, si rimpiange l’ottimo posizionamento dei pedali, difficile da ritrovare in altri modelli anche attuali.
Quasi impossibile incontrarne qualcuna ai nostri giorni, nonostante siano stati prodotti più di 2 milioni di esemplari: questo, a parer mio, è frutto dell’estetica non apprezzata da noi italiani (linea elegante, pulita e sobria ma rivolta ad un pubblico di nicchia, visto il suo lato estremo e più squadrato rispetto alle sue concorrenti europee) come invece lo era all’estero, sopratutto in Turchia e in Brasile dove venivano anche prodotte.
Due anni più tardi, nel 1993, venne lanciata sul mercato la seconda serie che, sostanzialmente, è un aggiornamento importante della medesima vettura: oltre ai numerosi optional già esistenti (tra cui sedili sportivi, vetri anteriori elettrici, chiusura centralizzata, tergifari, specchietti laterali regolabili elettricamente e con resistenza per lo sbrinamento e molti altri) fu migliorata sul fronte della sicurezza rinforzando i montanti dell’abitacolo, aggiungendo ABS e airbag e potenziando l’impianto frenante con 4 freni a disco di cui i 2 anteriori autoventilanti: fu anche adeguata alle normative antinquinamento Euro 1 montando un motore 2000 cc 16v da 139 cv; esteticamente furono modificati solamente la calandra e il sottoparaurti anteriore.
Grossa novità fu la sua versione 3 porte (precedentemente assente) che, a mio parere, potevano risparmiarsi visto che rendeva complesso e scomodo utilizzare tutto lo spazio di cui disponeva.
Più recentemente, nel 2015, Fiat ha deciso di presentare un nuovo modello che riporta lo stesso nome ma è facilmente comprensibile da tutti che non sia in alcun modo collegato al precedente: secondo me si tratta solo di una strategia della casa madre per risparmiare sui costi che dovrebbe pagare per registrare un nuove nome e per dare l’impressione di essere sempre la stessa casa che ha creato quella colonna portante che è la vecchia Tipo.
La Redazione